venerdì 22 maggio 2015

[ALL]I Suffissi, questi sconosciuti! Traduzioni, adattamenti? Utilizzarli? Sì? No? Perché? Quando? SONDAGGIO!


Ciao lettori!
Dunque è arrivato un articolo tanto aspettato e voluto da me. Un tema che mi fa' spesso spannocchiare le pannocchie. I suffissi onorifici giapponesi! Questo è un sondaggio, ma prima di cliccare a casaccio per partito preso, chiedo a voi, se gentilmente potete leggere tutto prima di decidere. Un sondaggio? Un sondaggio per vedere in realtà quale sia la maggioranza!

Cosa ne pensi dei suffissi onorifici?
 
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I suffissi onorifici, che cosa sono?
Sono dei titoli onorifici che si assegnano secondo molti criteri. In Giappone sono essenziali in ogni rapporto tra persone (ci sono rare eccezioni), se non vengono usati in genere si viene visti come una persona ignorante o arrogante (etc).
Ma facciamo un esempio per capire meglio. Uno studente a scuola deve rivolgersi all'insegnante, lo chiamerà "Azazel-sensei". Non lo chiamerà mai solo Azazel, oppure può anche farlo, ma non sarà ben visto. Questo almeno che non sia l'insegnante stesso a dirgli di chiamarlo così (raramente succede con un professore in aula).
Stessa cosa per tutte le altre situazioni, c'è un suffisso per tutto ;).

Poi per capire meglio potete fare un giro veloce su Wikipedia, o su un cacchio di altro sito. Io ho fatto un mega riassunto, non posso stare qui 3 ore a scrivere una cosa che si può assimilare in 1000 altri posti? Yah?

Comunque detto questo, voglio copiare la traduzione di sti suffissi, la copio perché è inutile che la riscriva :). Fonte Wikipedia! Se li conoscete già, potete saltare questo paragrafo, e andare a quella che è la vera discussione. (DOPO L'IMMAGINE!)

"san (さん?): utilizzato per indicare il rispetto nei confronti di qualcuno, come un collega di lavoro, un proprio superiore oppure uno sconosciuto a cui ci si rivolge in maniera educata, ma può essere utilizzato anche con persone con le quali non si ha un rapporto amichevole per pura formalità (andando ad assumere una sfumatura di distacco fra le due persone). Nella stragrande maggioranza dei casi è analogo al nostro "signore/a", ma vi sono anche contesti in cui una tale traduzione non corrisponderebbe affatto o sarebbe inappropriata (per esempio, a scuola non è raro che gli alunni si riferiscano ad un compagno dotato con -san, mentre da noi non avviene nulla di simile). In particolare, è usato dagli uomini per rivolgersi a donne, anche fra adolescenti, preceduto dal cognome, a meno che non ci sia una particolare confidenza (es. amici di lunga data, fidanzati o coniugi: in questo caso si usa il nome seguito dal -chan).

sama (様?): utilizzato per indicare il rispetto nei confronti di qualcuno che riveste un titolo importante o ha uno status particolarmente elevato, per esempio un primo ministro o un sacerdote, o il superiore sul lavoro. Il suffisso "-sama" viene usato anche per rivolgersi alle divinità: in giapponese, Dio è definito come Kami-sama. Nelle traduzioni italiane è spesso tradotto con aggettivi come "onorevole" (come è anche avvenuto in passato in film e romanzi), oppure "venerabile" o "rispettabile", ma a seconda dei casi potrebbe essere reso con svariati appellativi, da un "maestà" per un re ad ancora "signore" per un politico, a seconda del contesto.

dono (殿?): versione "superiore" al -san (ma non corrisponde al -sama), molto formale e utilizzato quando si ha un rispetto davvero elevato verso una persona.

shi (氏?): versione intermedia fra il -san e il -sama, utilizzata prevalentemente verso ristretti ambiti professionali come fra ingegneri o avvocati.

kun (in kanji 君, in hiragana くん?): uno dei suffissi più diffusi, utilizzato tra ragazzi e amici per indicare una certa forma di rispetto, o da un adulto verso una persona molto più giovane come segno di confidenza. Può essere rivolto da un ragazzo anche alle ragazze ma questo caso è più raro. Può essere utilizzato da un anziano o adulto per rivolgersi a giovani di entrambi i sessi. È utilizzato anche in ambito lavorativo.

chan (ちゃん?): utilizzato come vezzeggiativo, propriamente verso i bambini con i quali nel linguaggio occidentale corrisponderebbe all'appellativo "piccolo/a" o ad un diminutivo (es. Carletta, Luigino). Può però (ed è diffusissimo in tal senso) essere utilizzato anche fra persone adolescenti o adulte e in questi casi indica forte amicizia e confidenza, come per esempio fra amiche di scuola, ma può indicare anche affettuosità e un certo grado di intimità, come fra coppie o fra parenti più grandi verso parenti più piccoli (es. la madre al figlio). Generalmente si utilizza più spesso e con connotazioni meno strette fra ragazze, mentre se usato da un ragazzo per rivolgersi ad una ragazza non parente è più probabile che indichi che vi sia un rapporto particolare fra i due (es. fidanzati o amici d'infanzia), altrimenti i ragazzi chiamano le ragazze (per esempio le compagne di scuola) con il cognome seguito dal -san, ed anch'esse chiameranno i maschi per cognome (spesso con il -kun), mentre è comune chiamarsi per nome fra persone dello stesso sesso. Fra amici maschi è più raro e ha prevalentemente sfumature scherzose o ironiche o deriva da una lunga amicizia. Rivolto ad un uomo può però anche risultare offensivo. Utilizzare -chan con persone adulte che si conosce appena può essere visto come scortesia. Viene utilizzato anche per gli animali domestici. Il -chan può essere usato anche dopo un'abbreviazione del nome.

tan (たん?), chin (ちん?), rin (りん?): storpiature infantili di -chan, raramente utilizzate da bambini più grandi; persino fra adulti possono avere connotazioni ironiche o vezzeggiative esagerate, e in alcuni casi possono essere considerati non molto educati.

sensei (先生?): significa "professore", "maestro" (in ogni senso) o "dottore". Propriamente non è un suffisso, ma in alcuni casi il suo utilizzo associato ad un nome lo rende analogo ad essi (es. Denegawa-sensei, il professor Denegawa o il dottor Denegawa), seppur spesso sia utilizzato anche da solo.

senpai (先輩?): indica un compagno o collega più anziano o superiore di grado che merita considerazione e rispetto, e non ha corrispettivi nella lingua italiana risultando intraducibile direttamente. Anche in questo caso non si tratta propriamente di un suffisso e spesso è utilizzato da solo, ma il suo utilizzo accostato ad un nome è simile (es.Izumi-senpai, il senpai Izumi). È utilizzato quindi sul lavoro, oppure a scuola per indicare un alunno di una classe maggiore. Inversamente al senpai vi è il kōhai (後輩?), cioè un compagno o collega più giovane ed inesperto, ma questo termine raramente viene utilizzato accanto ad un nome.

Familiari:

oniisan e oneesan: fratellone o fratello maggiore e sorellona o sorella maggiore. Derivano dai termini propriamente detti per indicare il fratello e la sorella maggiori, ani eane. In una famiglia sovente si utilizzano questi termini al posto del nome quando ci si rivolge ad un fratello o ad una sorella maggiore, e possono essere utilizzati come suffissi. Possono essere utilizzati anche verso fratelli e sorelle maggiori appartenenti ad altre famiglie come forme di cortesia. Si può aggiungere una "o" prima della parola (per esempio oniisan) per indicare una maggiore cortesia, ma questo avviene se la parola è usata da sola e non come suffisso. Senza la "o" si può usare "niisan" o "neesan" anche come suffisso dopo il nome. Per indicare un fratello o una sorella maggiore si può utilizzare anche oniichan/niichan e oneechan/neechan, ma questo è più informale e il fratello/sorella maggiore in questione potrebbe offendersi per l'utilizzo del "chan"

otouto e imouto: fratello minore e sorella minore. Non ci sono suffissi per indicare un fratello o una sorella minore, però, se c'è molta distanza di età, il fratello/sorella maggiore può accompagnare il nome proprio del fratellino/della sorellina con il suffisso "-Chan".

nii e nee: sono abbreviazioni di "niisan", "niichan", "neesan" e "neechan", si usano come i suffissi, quindi, dopo il nome. (Es. Roberto-Nii)

ojisan e obasan: zio e zia.

ojiisan e obaasan: nonno e nonna.

otōsan e okaasan: papà e mamma.

Per tutti questi suffissi esistono anche le varianti con il -chan o il -sama al posto del -san, utilizzate a seconda del grado di cortesia e di confidenza. Per esempio oniisama eoneesama sono molto formali e in genere si utilizzano in famiglie di rango elevato con una ferrea educazione.

Va notato che molti bambini utilizzano questi termini verso qualsiasi persona più grande anche al di fuori del contesto familiare, piuttosto che utilizzando il cognome seguito dal -san, basandosi sull'età "apparente" della persona in questione. Ad esempio, una donna adulta è probabile che venga chiamata "zia", un anziano "nonno" (senza connotazioni dispregiative come potrebbe risultare in italiano), una ragazza più grande "sorellona" ("neesan" o "neechan", preceduto o meno dal nome). In alcuni casi sporadici anche degli adulti possono utilizzarli in maniera analoga, ma in base a precisi rapporti che spesso dipendono dal contesto particolare e da quello che sarebbe il punto di vista di un bambino. Per esempio, un adulto che entrasse in un negozio nel quale ha una certa familiarità potrebbe chiamare "zio" il gestore. In altri casi potrebbe essere vista come una forma di scortesia, ed è sempre meglio utilizzare il normale suffisso -san di seguito al nome, oppure -sensei in caso di persone specializzate in una professione.

Da notare inoltre che per riferirsi ai propri familiari mentre si parla con altri, sono usati altri termini, come haha="mia madre", mentre quelli elencati qui sopra sono usati sia per chiamare direttamente i propri familiari (es. Otōsan!="papà!") sia per parlare dei familiari degli altri."



High School DxD (Fonte Fairy Tail Fansub)

Detto questo iniziamo a capire se questi suffissi sono da utilizzare o meno, nelle traduzioni e adattamenti o no. Perché è qui che inizia l'articolo!

Innanzitutto i suffissi che da italianizzare sono i peggiori sono 3! Il kun, il chan (seguono anche le forme infantili) e il senpai. Per il semplice motivo che non esiste un modo corretto per tradurli, o meglio per non cadere in quello che può essere una storpiatura più che una traduzione. Mi riferisco all'uccia finale utilizzato da molti fansubber...etc.
Mentre gli altri, come il san, si possono adattare! Il san come sapete è una forma di rispetto. Quindi in un adattamento è possibile ometterlo se si è capaci di destreggiarsi bene con l'italiano. Come? Utilizzando dei sostantivi, o appellativi. Oppure rivolgendosi alla determinata persona con del lei (ma non sempre è così, infatti in tante occasioni si usa il san, ma si da' del tu alla persona). Un esempio?
Prendiamo i Saint Seiya. Nell'originale ci sono i suffissi, nell'adattamento italiano no. Sappiate che Saori (Isabel), viene quasi sempre chiamata con Saori-san o Saori-sama. Nell'adattamento italiano invece la chiamano sempre lady Isabel, rivolgendosi ad essa sempre con del lei. In questo caso l'adattamento è corretto e non si perdono sfumature o tinte presenti nell'originale. Se invece si rivolgevano a Isabel in questo modo "Isabel, muoviti e corri via di lì", l'adattamento era pessimo e fatto col culo! Perché? Perché non rispecchia minimamente l'originale, e questo incide su diversi fattori che ora andremo a vedere.
Perché la cosa che infastidisce il sottoscritto, è per lo più proprio la perdita di svariate sfumature, o anche rapporti personali. L'uso o non uso dei suffissi infatti causa queste cose.
Ci sono svariati modi di tradurre, così come di adattare. Ma il metodo corretto sarebbe quello di riproporre nella propria lingua il tutto senza perdere nulla rispetto all'originale. Non è affatto cosa facile. Infatti spesso capita che i più pignoli e non, storcano il naso difronte a certi adattamenti.
Ma la questione è usare o non usare i suffissi? Quando si traduce dal giapponese è questo il problema. Il suffisso da sfumature, e accentua i vari rapporti in modo importante in molte opere. Pensate a questo esempio: due che si conoscono e che in principio si danno del kun. Poi dopo il rapporto avanza e il kun diventa un chan. Senza utilizzare il suffisso questa cosa in un adattamento è difficile da far comprendere, bisognerebbe essere degli esperti di grammatica, e probabilmente non basta perché alcune cose sono impossibili da tradurre in modo completo al 100% anche essendo dei professori. Certo lo si dovrebbe capire magari nelle movenze dei personaggi, oppure anche nel lessico in cui ci si rivolge, ma non è semplice. E quindi si perde questa sfumatura, un qualcosa nell'adattamento è già stato perso. Voi direte, "ma non è importante, chi se lo incula", rimane comunque il fatto che è incompleto e che in alcune opere invece è importante, basta pensare ad Haganai per esempio e a molte altre (To Love-Ru è un altro casino bestia senza i suffissi, e perde tanta roba, basta leggere l'edizione Star Comics).
Un altro esempio può essere la caduta del suffisso nell'opera originale. Come accade? Se sti due tizi di prima, diventano amici, in genere si chiamano solo per nome. Oppure anche su richiesta di uno dei 2. Se qualcosa di simile accade allora si usa solo il nome per rivolgersi al tal tizio. Se bisogna adattare questa situazione e non si è usato il minimo suffisso, o il minimo adattamento del suffisso, si è nella merda pesa, e anche qui si perde qualcosa di grosso.
Questi sono solo esempi, ma ce ne sono molti altri.

Questo è un esempio di storpiatura del chan... non si può leggere, se proprio si deve italianizzare...ecco, un Mikotina non faceva schifo! (Fonte Sub-Zero Fansub)
Altro da stare attenti negli adattamenti è anche il cercare di utilizzare la stessa formula per rivolgersi alle persone.
Un esempio? Prendiamo sempre Seiya e soci XD (boia è fatto bene quell'adattamento, a parte i nomi). Allora Ikki (Phoenix) e Shun (Andromeda) sono fratelli. Ma che rapporto hanno tra di loro? Un rapporto particolare, Ikki è il duro, e Shun venera il fratello e lo vede come un qualcuno forte e da imitare, insomma lo ammira (riassuntino troppo veloce, si potrebbe fare un post solo su questo rapporto). Nella versione originale, Shun chiama Ikki, Ikki-niisan la maggior parte delle volte. Nella versione nostrana è venuto tradotto come Phoenix, fratello. Anche in questo caso è corretto, se invece era Phoenix e basta... ecco era errato, e come sopra, magari sembra che non cambi nulla ai più. Ma invece si perde la sfumatura, e anche un po' del rapporto personale. Mi è capitato di recente di vedere questo errore nell'adattamento fatto da Yamato per DxD Born, dove Koneko che nell'originale chiama sua sorella Kuroka-neesan, nella loro versione la chiama semplicemente Kuroka. Non costava nulla aggiungere sorella dopo una virgola, e il tutto era più corretto e non si perdeva nulla. Era un adattamento più completo e fedele ecco. Quello che si perde anche se non sembra è tanto, e il rapporto viene modificato... è il classico caso di roba persa con la traduzione.

Magari posso essere puntiglioso dicendo ste cose, ma credetemi che mi fanno abbastanza infuriare. Perché alla fine ci vuole poco per sistemarle.

Sekirei Pure Engagement (fonte Funny and Fantasy Subs, usano sempre i suffissi)
Detto questo, ma i suffissi vanno usati in tutte le serie jappe? E vanno sempre usati? Vediamo un po'!

Dunque secondo me i suffissi non sono indispensabili ovunque, ne tanto meno intraducibili (nel senso che il san e altri li tradurrei, insomma le bestie nere sono 3). Per me un adattamento ben riuscito è quello di utilizzare solo i suffissi indispensabili, e il resto adattare. Di recente ho letto i manga di Triage X editi dalla Panini. Era da tempo che non leggevo un manga che fosse adattato così bene. E si, ci sono i suffissi, ma quali? Solo quelli indispensabili, quelli intraducibili. Il chan, il kun e il senpai. Ma sempre? No! Solo quando non si poteva fare altrimenti per non perdere sfumature, o rapporti personali, e espressioni caratteriali. E perché sono presenti? Perché ricordiamo che Triage X è ambientato in Giappone, ed è anche uno school a tratti. Probabilmente se l'ambientazione era un'altra, non c'erano tematiche che rendevano l'uso del suffisso indispensabile, o caratteri che ne abusano, non vi erano. Comunque come ho detto è un gran adattamento, si potrebbe dire perfetto. Forse potrebbe fare scuola a tanti.
Ho voluto evidenziare l'ambientazione e alcune tematiche, perché? Per un motivo semplice. Il suffisso a parer mio non deve esserci dove non è necessario.
Mi viene in mente DanMachi, anime in simulcast che propone Yamato in questi giorni. E per il quale è stato fatto un ottimo adattamento! DanMachi è ambientato in un mondo fantasy, un mondo non reale. Logicamente in un adattamento, il suffisso perde la sua utilità, in quanto non c'è da tener conto della cultura jappa perché non vi è. Non è come un Ranma, oppure Full Metal Panic, dove sono ambientati nel mondo reale, e che per forza di cosa si deve cercare di mantenere spunti presenti in esso. Perché anche questo si deve tener conto in un adattamento, la cultura, le usanze e cazzi vari del luogo. In un mondo a se stante, fantasy, non vi è quindi motivo di utilizzarli, anzi sarebbe strano il loro uso. Quindi in casi come questo, bisogna destreggiarsi con l'adattamento.
Perché in un'opera ambientata in jappo sono importanti e in una ambientata in culo no? In culo non sono essenziali, perché anche se in Jappo li usano ugualmente nei loro doppiaggi, sono superflui anche per loro. Li usano perché loro li usano sempre come se fosse una cosa normale di routine, ma non sono più essenziali perché non ci sono leggi o regole da seguire, non c'è da attenersi a nulla. In un'opera invece che prende spunto dal mondo reale, ambientata nel mondo reale, c'è da tenere conto di queste regole, e usanze.
Sia chiaro, questo però non vuol dire che quindi sono essenziali nei rapporti personali o per delle sfumature solo a piacimento. Sono sempre importanti, anche in un mondo inventato, ma non essenziali (anche perché, sarebbe poco bello leggerli dove non ci stanno a dire nulla), e sta quindi a chi adatterà sapersi districare per bene! Mantenendo il tutto senza perdere nulla. Ma rimane forse un compito più semplice, perché si hanno a disposizione più mezzi che in un'opera che prende spunto dalla realtà. Come riferimento si può pensare all'adattamento fatto per i Saint Seiya, dal team De Palma, o a quello di One-Piece. E spesso in questi casi ci si ritrova anche nell'opera originale un uso diverso e meno invadente dei suffissi, rispetto ad uno ambientato nel Giappone. Se magari in quello nella realtà, se ne fa un uso descrittivo, quasi fondamentale. In quello nel mondo fantastico generalmente se ne fa' un uso più di routine. Potrei fare esempi, ma non penso siano necessari. Via esempio, se mettiamo che il kun utilizzato in quello ambientato in Jappo, serve come spunto per evidenziare una battuta (quindi con la sua assenza la battuta è incompleta)... in quello fantasy, generalmente non c'è questo uso già nell'originale, ci sono eccezioni, ma si riescono ad adattare con un po' di sbattimento. Se poi c'è davvero un kun, o altro che è un tratto distintivo, o un qualcosa del genere, sta anche in questo caso all'adattatore riuscire a dare il meglio di se.


Insomma i suffissi sono un casino, e trovare il giusto equilibrio non è cosa facile. Ci sono serie dove il loro inserimento è essenziale, anche in maniera massiccia alle volte, mentre altre dove invece è meglio che non ci siano. Sta a chi svolge il lavoro di adattamento capire il tutto e quale via seguire.
Ma di recente è in voga non utilizzare questi per partito preso, una moda vecchia, ma che continua a prendere fuoco per via qualche fansubber che forse pecca un po' di presunzione, ed è un peccato, perché spesso ho letto lavori che erano eccelsi, ma che andavano a cadere proprio sull'assenza di suffissi che non potevano mancare. E quindi che hanno stonato il tutto in piccole dosi. Viceversa, lavori che usano solo suffissi, senza adattamento alcuno. La via è nel mezzo a mio parere. Che poi di queste cose te ne accorgi ancora di più se lo si visualizza in lingua originale. Io non sono un esperto di giapponese, anzi, lo studio così per i cazzi miei da poco, per pura curiosità personale. Però sentendo il doppiaggio originale, se si conosce un minimo (per minimo intendo capire i nomi, suffissi e qualche parola), può capitare di notare dei gran strafalcioni relativi ai suffissi negli adattamenti. Un po' come la storia dei due tizi che ho raccontato sopra (quelli del kun iniziale). Queste lacune non seguendo la lingua originale, non si notano sempre, di conseguenza potrebbero portare l'utente a credere che sia perfetto così, senza suffissi, quando invece è in errore. E magari può andare a dar ragione a chi magari è nel torto, ma intanto è un numero in più a favore di un qualcosa di sbagliato, e come si sa, la massa detta purtroppo la legge.
C'è anche poi chi pensa, "sono italiano, perché devo imparare 3 parole di giapponese, non è giusto, lo devi fare solo in italiano"... ecco a questi non so che rispondere in modo educato. Perché a rimetterci siamo tutti, chissà mai che sbattimento sarà imparare 3 suffissi........................ Quindi andiamo oltre.

Dopo aver detto questo direi che è tempo di lasciarvi al sondaggio (starà aperto 30 giorni), pensate e scegliete quella che per voi è la scelta giusta. Senza paraocchi e partito preso! Ovviamente mi riferisco a tutto, manga, anime, lavori professionali e fan. Se volete commentare io sono qui e su facebook. Se ho scritto degli strafalcioni perdonatemi, in fondo sono un musicista e scrivo su questo blog per passatempo! Era un argomento di cui volevo trattare...e se non avete capito da quello che ho scritto come la vedo io sui suffissi, ve lo dico qui velocemente! Per me vanno usati dove è necessario usarli, e non vanno usati quando si possono evitare. Il tutto mantenendo le sfumature dell'originale. Senza partito preso e simile. Ecco l'adattamento che la Panini ha fatto per Triage X è come la penso sui suffissi e anche sugli adattamenti!

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Alla prossima, con... ve l'ho già anticipato nel vecchio post!
Stay Oppai!


2 commenti:

  1. per me ci devono essere sempre.
    non danno fastidio (nel peggiore dei casi), mentre nel migliore dei casi fanno capire il rapporto tra i personaggi.
    Detto questo negli anime non è sempre necessario che siano presenti nei sub, in fondo c'è l'audio in cui si sentono sempre e se uno sa cosa sono li capisce.
    Personalmente mi occupo di un fansub e devo essere sincero li metto quando sono già presenti nei sub inglesi... per semplice pigrizia non vado a vedere quando li hanno messi e quando no, anche perchè a fare un sub ci vuole davvero tanto, è un lavoraccio e mi interessano molto di più gli errori grammaticali, di battitura, di adattamento ecc... piuttosto che la presenza/assenza di suffissi... mi è però capitato che una frase mi suonasse male per l'assenza di un suffisso o che avessero messo un suffisso sbagliato (san al posto di kun ecc...), in quel caso correggo/adatto.

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    1. Sulle traduzioni, adattamenti, se ne possono dire un po' di tutte. Alla fine ognuno le fa' come vuole, e preferisce quello che vuole. Fatto sta che almeno per me in alcune serie sono essenziali (DxD per me rientra tra queste). In altre invece, sono un qualcosa in più ed hanno poco senso (DanMachi).
      Anch'io mi sono messo a tradurre una serie. Ho già diverse puntate pronte, pensavo di rilasciarla già 2 mesi fa'... ma se non escono le RAW dei BD ci faccio poco.

      Io sono per il riadattare tutto. Se un giorno usciranno le RAW di questi BD, magari poi gli puoi dare un'occhiata ;).

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